SANTE MADONNE E ARPIE
Artiste della ceramica in dialogo con le collezioni del museo
Le artiste della Strada della Ceramica ci offrono una rilettura delle collezioni storiche del Museo Montelupo, un dialogo con le opere che raffigurano icone femminili. Un femminile sempre ritratto da interpreti maschili, in tutte le sue sfumature: dal tema religioso (le Sante), all’esaltazione della bellezza (Le Madonne), a figure pseudofemminili e paramitologiche (le Arpie). In questa mostra le stesse icone vengono reinterpretate e discusse dallo sguardo delle artiste contemporanee. Una costellazione di solo show delle artiste, nelle sale del museo della ceramica e negli spazi della fornace, prepareranno il percorso per la lettura dell’evento finale.
opening
Incontri con le artiste
> Cinzia Orsi
Martedì 22/06/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
AHUANA O DELLA CREAZIONE
Il mio progetto collega un’esperienza che ho fatto in Ecuador con delle donne ceramiste e la maiolica di Montelupo. Vorrei proporre una figura femminile che non ricalchi i soliti stereotipi donna-angelo/ strega/ puttana/ madre amorosa/ dama elegante. Una donna colta nella naturalità del suo essere femminile, nel legame profondo tra il mistero della nascita, semplicemente come generatrice e conservatrice di vita. Proprio come la terra, la pachamama, la stessa materia di cui sono fatti i vasi. Mi colpiva il fatto che nell’antichità, e nella nostra cultura occidentale, non ci fossero ceramiste (o almeno non talmente note da arrivare fino a noi) e invece come in alcune culture tutt’ora sia la donna che si dedica prevalentemente a questa attività di forgiatura e di decorazione. Quindi il legame che vorrei creare è tra la nostra cultura e quella delle donne amazzoniche ed evidenziare la “naturalità” con la quale queste ultime si approcciano ai loro manufatti. Ho scelto una decorazione a due colori, con prevalenza manganese, per ricordare i colori naturali e l’utilizzo del segno geometrico, elemento caratterizzante sia delle pitture amazzoniche che dei decori montelupini. La presenza del frutto del melograno accentua ancora di più il significato legato alla fertilità, alla “creazione” in senso lato, mentre il pennello è lo strumento con il quale si esprime la creatività.
BIOGRAFIA
Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico Pontormo di Empoli, nel 1984 casualmente si trova a lavorare per una ditta di Montelupo e lì nasce la passione per la decorazione ceramica. Da autodidatta si forma comunque una salda esperienza che le permette nel 1990 di fondare la ditta Artesia in Certaldo alto dove, insieme a Monica Lazzerini, cerca una sua via originale seppur sempre legata alla tradizione di Montelupo, sia nella tecnica che nei decori. Come Artesia partecipa a numerose mostre e mercati specializzati, e sempre come Artesia le viene riconosciuto nel 1990 il Chiodo d’Oro, durante la manifestazione Mercanzia, dedicato ai miglior artigianato artistico.
> Monica Lazzerini
Martedì 22/06/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
L’ARPIA SULLA VITE
Il mio progetto parte da un piattino nel museo, dove sono raffigurate figure e uccelli con “un’arpia” centrale. La mia arpia, ripresa appunto dal piatto, si posa su una pianta di vite che nasce dall’acqua, due simboli evidenti della vita e della nascita, per instaurare un legame tra questa figura notoriamente negativa e di morte e la rinascita, o rivincita della vita, in un eterno alternarsi senza fine. Vita e morte inevitabilmente intrecciati l’una all’altra anche nel loro essere femminile (vita, morte, acqua, vite).
Biografia
Monica Lazzerini fin da piccola ha conosciuto l’arte della ceramica avendo la possibilità, grazie ai parenti, di frequentare una manifattura ceramica di Montelupo e di appassionarsi alla pittura. Dopo aver frequentato l’istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze, si dedica alla pittura ad olio, su vetro e su stoffa. Nel 1987 ha l’occasione di lavorare per una ceramica di Montelupo e da questo momento si dedicherà esclusivamente a questa arte. Nel 1990 insieme a Cinzia Orsi fonda la ditta Artesia – Bottega artigiana di decorazioni artistiche in Palazzo Giannozzi a Certaldo alto. Da allora per oltre trenta anni sviluppa un proprio stile pittorico pur non disdegnando di realizzare lavori murari, trompe l’oile e pittura su vari materiali, inoltre i numerosi viaggi nel corso del tempo le permettono di inserire nei propri lavori elementi non legati alla tradizione italiana.
> Giulia Cantarutti
Martedì 29/06/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
ATHENE NOCTUA
La differenza sessuale che agisce in noi. Il lato femminile indagatore e disvelatore, come la civetta che vede nel buio. I lati seduttori o cacciatori. Quando tutto questo si manifesta nelle nostre vite, come rispondiamo?
Assuefatti a un concetto dualistico della vita, ogni cosa induce a sfumature contrastanti. Femminile o maschile, bianco o nero, bene o male. La mia intenzione è l’indagine dell’aspetto femminile insito in ognuno di noi, scardinando il concetto obsoleto di dualità, pur mantenendone l’integrità.
Ponendo l’enfasi sulla consapevolezza dell’azione delle due nature, dove il bianco include il nero e il femminile il maschile, siamo pienamente consci che l’aspetto femminile in noi vibri?
Quanto siamo davvero pronti a guardare in uno specchio interiore questa natura?
La civetta costituisce l’invito a questa indagine, non a caso è stato simbolo di saggezza nell’antica Grecia e animale sacro per la Dea Atena.
Come uno “zimbello” la civetta, con cui si cacciavano le allodole, ci guarda con i suoi occhi grandi e ne veniamo catturati. Nel buio della notte vede dove altri non vedono e i suoi grandi occhi, come la luna, riflettono la luce del sole. In greco glaux, civetta o gufo, significa infatti rilucente, luccicante. La civetta non a caso, prendendo il nome dalla Dea greca Atena, ha come nome scientifico Athene noctua.
Biografia
Giulia Cantarutti, nata a Empoli 1989. Dopo il diploma in Pittura nel 2013 presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 2015 è vincitrice di una borsa di studio, dove frequenta per un corso di specializzazione di un anno la scuola di arti grafiche “il Bisonte”. Partecipa a mostre personali e collettive in Italia e all’estero, viaggia e partecipa a residenze d’artista in Australia, Svizzera e Cina. Insegna saltuariamente in accademie private a Firenze e all’estero (Cina, Svizzera). Sperimenta molte tecniche artistiche, dall’affresco, alla tempera all’uovo, alla decorazione ceramica, all’incisione, prediligendo soggetti animali.
> Paola Staccioli
Martedì 29/06/2021 – 20.00
Fornace del Museo
PUNTO DI VISTA
Quando sono stata invitata a far parte di questo progetto, forse per la prima volta mi è accaduto di dover scegliere fra tanti pezzi della mia produzione che potevano collegarsi al tema proposto, mentre solitamente ho difficoltà a integrare il mio lavoro con i titoli delle mostre collettive. È stato infatti da sempre naturale, per me, negli oramai 20 anni di attività, rappresentare la figura femminile, poiché non riesco a non riportare nel mio lavoro le vicende che mi coinvolgono. Si tratta quindi di un punto di vista, il mio, e perciò femminile. Mi è stato fatto notare che nella produzione ceramica esposta nel Museo di Montelupo Fiorentino la donna viene rappresentata tendenzialmente sempre negli stessi ruoli, santa, madonna o arpia, appunto. Una semplificazione dovuta anche al fatto che l’oggetto della raffigurazione non è quasi mai scelto da una donna. Quindi un punto di vista maschile. Sono passati secoli, ho avuto la fortuna di crescere negli anni ’70, non ho mai avuto sentore, durante l’infanzia e la gioventù, che l’appartenenza al sesso femminile potesse costituire un limite. In seguito le mie esperienze sono state, come spesso accade, articolate e le sfaccettature dell’universo femminile che nel tempo ho colto come spunto per la realizzazione delle mie sculture sono state molte.La lettura dei pezzi che ho scelto è molto semplice, i titoli credo siano sufficienti per capire. Troviamo quindi “la ceramista”, una sorta di autoritratto, in cui sono felice di rappresentarmi come un tutt’uno con il mio lavoro. “Maternità”, scultura collegata al piatto del museo che ho scelto perché mi sembra rappresentare la maternità in modo meno convenzionale del solito. “In equilibrio”, una persona ancora in crescita, con le scarpe più grandi dei suoi piedi, ed in testa tante tazzine, a rappresentare le tante sfere della vita da tenere insieme (e qui la lista sarebbe molto lunga da elencare e, non si può negare, le donne hanno tanto lavoro in più da fare…). In “Rimettendo i cocci”, come si può intuire dal titolo, questa donna prova a rimettere insieme i vari pezzetti. Ognuno poi ci veda quel che più crede. In “Sostegno” le figure femminili questa volta sono due, di spalle, a supportarsi, due amiche. Sulla amicizia femminile qualunque commento sarebbe incompleto. Infine “Ripartenza”. Quello della poltrona è un tema che ho trattato più volte, come un luogo di riposo, come un’isola felice per dedicarsi alla lettura, come uno spazio comodo di compagnia da dividersi con altri. Qui invece la figura ritratta vuole finalmente alzarsi ed uscire.
Biografia
Lavoro con la ceramica dal 2000 circa, quando ho cominciato a frequentare il laboratorio di mio padre. Mi piace spaziare fra le tante possibilità che questa materia offre, realizzando pezzi che vanno dalle ciotole ai vasi, alle teiere, alle sculture. Le mostre che ho avuto il privilegio di fare sono state un importante stimolo per il mio percorso artistico.
> Ivana Antonini
Martedì 06/07/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
ODETTE
“Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto” (Vincent Van Gogh)
Quando la Pittura si fonde con la Ceramica… Il progetto che presenterò è relativo alla volontà di trasporre la rappresentazione pittorica della figura femminile all’interno di una scultura ceramica dotata di una reale fisicità.
Per far questo ho scelto di partire da un quadro realizzato da mio padre, raffigurante una donna dalla fisicità prorompente, che diviene centro di ispirazione per la realizzazione del pezzo ceramico raffigurante le proporzioni, le forme e le espressioni femminili nella sua interezza e complessità.
L’obiettivo della rappresentazione è fare in modo che la scultura di argilla possa rappresentare la visione contenuta nel quadro, esaltando sia la percezione dello spettatore che il legame sussistente tra le due opere a sua volto la scultura dialogherà con un boccale che si trova nel Museo dove viene rappresentato un sentimento dolce e affettuoso.
Biografia
Mi chiamo Ivana Antonini sono nata a Firenze ma vivo e lavoro a Montelupo fiorentino da sempre.
Provengo da una formazione legata all’economia, ma sono sempre stata attratta dall’arte perché appartengo alla terza generazione di una famiglia di ceramisti.
Di recente ho preso parte alla residenza del Fuiping Pottery Art Village organizzata dall’Associazione AICC di Faenza. Il mio primo contatto con la terra è stato significativo, mi emoziona e mi arricchisce ancora oggi con molteplici possibilità espressive. Nella mia bottega si svolgono residenze d’artista, laboratori per adulti e produciamo lavori ceramici per artisti, aziende legate alla decorazione d’interni, designer, case di moda, ecc. Osservando la natura, con i suoi colori e le sue creature arricchisco sempre più il mio lavoro in continua ricerca e sperimentazione.
La mia curiosità mi porta a sfidare sempre la materia e a creare oggetti unici legati ad una mia produzione personale. I miei lavori sono stati esposti in diverse manifestazioni e spazi pubblici e privati come il Museo Midec di Laveno, Argillà a Faenza, Palazzo Riccardi e Bardi di Firenze, Museo della Ceramica e Palazzo Podestarile di Montelupo Fiorentino, e tanti altri.
> Serena Tani
Martedì 06/07/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
REM
Dialogo e finzione onirica, nonché ispirazione tratta da figure femminili dipinte in bacili risalenti alla seconda metà del Rinascimento Fiorentino, immortalate per la loro bellezza o importanza sociale del periodo. Spesso doni per arricchire fastosi banchetti, commissionati da facoltose famiglie risalenti a Medici e Strozzi. Si tratta di piatti in mostra all’interno delle sale del MMAB Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino, pervenuti attraverso importanti ricerche, ricostruzioni storiche ed archeologiche. Il progetto, che trae ispirazione da antichi bacili, è composto e realizzato da opere in tela dipinta e trafitta da spilli da sartoria ed entomologia, con, in sospensione scultorea, frammenti di argilla liquida e materiale organico, successivamente cotti e smaltati, con tecniche tradizionali ceramiche. Le opere realizzate veicolano simboli o decori contemporanei narrati dalle Dame cinqucentesche in una dimensione narrativa onirica, come fenomeno misterioso ed irreale. La fenomenologia del sogno, collegandosi alla filosofia di Adler, rappresenta una dimensione, stile di vita,creazione storica, contestuale dell’individuo. In questo caso l’artista può narrare se stesso attraverso la dimensione immaginata e non reale. Un sogno, in fondo, è una modalità narrativa che inserisce, rappresenta, costruisce, in un ampio contesto, le esigenze fondamentali dell’individuo. In questo caso l’artista, nel progetto espositivo, si esprime attraverso i desideri delle dame cinquecentesche raffigurate nei bacili antichi, immaginandole smaterializzate davanti ai propri occhi, e quindi traduttore ed esecutore materiale dei loro desideri. Le Dame rappresentate nei piatti ceramici si palesano all’artista, presenti e vive, in un dialogo onirico, dove manifestano e raccontano, in sogno, l’urgenza di rivedere il loro aspetto esteriore, vestiario ed altro, per un’immagine ed un modo di vivere la propria esistenza, attuale e rinnovata attraverso simboli estetici contemporanei, non più dame inerti, semplicemente ritratti immobili di sogni maschili, ma figure attive che rappresentino la loro condizione umana, in questo caso femminile, la cui essenza ultima, ci sfugge ancora oggi, per disiguaglianze etiche, sociali, prevaricazioni ripetute di vario genere, dall’alienazione psichica fino alla mortalità. Non ponendosi nell’interpretazione del sogno una funzione più o meno fruibile, rispetto a mete reali, come può essere lo stile di vita dell’individuo, le loro narrazioni femminili e desideri suggeriti, sono liberi e si esprimono in segni e simboli talvolta astratti e con geometrie irreali fenomenologia di un sogno, in cui l’artista diventa soggetto esecutore dei desideri altrui, esprimendo inconsciamente se stessa in un esigenza profonda di cambiamento. Il loro aspetto esteriore è rivisto in chiave contemporanea “pungente”. Le opere che nascono, oltre ad esprimere una volontà di cambiamento esteriore, rivelano una sofferenza reale, uno status immobile in sospensione, creato da equilibri fragili ma con un’armatura forte e contrapposta, per cercare nuovi linguaggi tra scultura, ceramica e pittura in meditazione tra loro L’Origine e la Rinascita insieme: il crederci ostinatamente è la più auspicabile realtà.
Biografia
Serena Tani, di origini e adozione toscana, vive a Montelupo Fiorentino e ha uno Studio Artistico all’interno delle antiche mura nella Fornace Cioni Alderighi. Ha compiuto studi professionali di disegno per la moda e le tecniche stilistiche del fashion design, arricchiti da una tenace pratica di pittura anatomica e tradizionale. Oltre un ventennio di professione stilistica, lavorando affianco delle più grandi griffe internazionali della moda, ha insegnatocontemporaneamente disegno con progetti negli Istituti Statali per il design dell’abbigliamento. Da tempo si è dedicata completamente alle arti visive contemporanee (pittura, scultura, installazioni), usando molti diversi materiali, con progetti espositivi artistici, dedicati soprattutto a tematiche filosofiche del pensiero etico collettivo. Collabora artisticamente con Gallerie, Musei, Fondazioni, Associazioni Culturali, sia in Italia che all’estero. Ha realizzato opere per mostre collettive importanti presso il Museo del Novecento di Milano, Reali Poste Uffizi Firenze, Museo Gamc, Museo CAMEC, Museo Nazionale Archeologico di Firenze Biennale della Carta Lucca, Florence Biennale Firenze, Galleria Mag 3 Vienna. Ha parteciptato al Festival Internazionale della Ceramica Montelupo e Festival Internazionale del Terzo Teatro “Mercantia” a Certaldo. È presente con le sue opere in Collezioni pubbliche e private.
> Carmen Vantini
Martedì 13/07/2021 – 19,00
Museo della Ceramica
IRROMPERE
Il Progetto prende spunto dalla brocca con arpia, ripropongo una brocca foggiata al tornio, che però non raffigura l’ arpia, ma è decorata con una frase che Dante usò per descrivere queste creature. La brocca presenta una crepa, creata da una figura femminile, che appena si appoggia. Questa crepa indica un entrata delicata ma allo stesso tempo decisa della donna come protagonista attiva e creativa nel mondo della ceramica odierno, al contrario di un tempo in cui era una figura secondaria o additata come portatrice di sfortuna all’interno della fornace.
Biografia
Nel 2007 consegue il diploma di ceramista presso la Scuola di ceramica di Montelupo Fiorentino. Dal 2019 entra far parte del progetto FACTO, nel suo laboratorio prendono forma oggetti di arredo ispirati alla natura, dalle lanterne intagliate a mano ai vasi sospesi che diventano veri e propri supporti per piante e fiori.
> Shilha Cintelli
Martedì 13/07/2021 – 20.00
Fornace del Museo
TESTA DI DONNA
La volontà di far dialogare un piatto della collezione del museo di Montelupo con un opera che parlasse al femminile, ha dato vita a questa installazione che porta con sé un messaggio al quale intimamente tengo molto. Parlare della donna che non fosse nella maniera classica di rappresentarla come una santa, madonna o arpia, ma che restituisse una visione priva di clichè. “Testa di Donna” parla sì di una donna che lavora, come nel caso della tessitrice rappresentata nel piatto della serie degli arlecchini, ma si focalizza non più nell’azione di tessitrice (e quindi di lavoratrice) ma quanto più nell’azione dell’intelletto.
Diventa così protagonista la testa della donna, staccandosi completamente dal contesto che la raffigura. Come in una scomposizione cromatica e grafica del piatto, la testa diventa parlante e protagonista della scena. L’intelletto è dunque messo allo stesso pari dell’azione manuale. “Testa di donna” assume quindi una sintesi lirica, come ad indicare il pensiero della genere femminile.
Tutto questo avviene in un gioco di dialoghi tra la terra usata come pigmento per colorare il telo realizzato dalla tessitura del filo e la fragilità della terra cruda lasciata come un abbozzo per la testa, ornata dalla preziosità e complessità della porcellana.
Biografia
Shilha Cintelli nata nel 1986 a Empoli dove vive e lavora.
Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze in Pittura e Arti Visive ed è Collaboratore Restauratore di Beni Culturali.
Artista multidisciplinare nelle arti visive, è anche restauratrice e decoratrice di nascita. Negli ultimi anni si dedica anche all’insegnamento, realizza laboratori didattici e tiene corsi di pittura e disegno dal vero per adulti e bambini. Collabora a progetti di arte contemporanea ed espone in mostre personali e collettive.
> Valentina Batini
Martedì 13/07/2021 – 20.00
Fornace del Museo
IL FILO DEL DISCORSO
Visitando il museo della ceramica di Montelupo la mia attenzione si è soffermata sulla figura della Filatrice ritratta su un piatto che appartiene alla produzione detta degli Arlecchini. Questa tipologia decorativa si distingue dalle altre per uno stile pittorico capace di raccontare con immediatezza e grande espressività scene di vita quotidiana dell’epoca.
Dall’osservazione della nostra Filatrice, alla quale si affianca il ricordo delle Moire della mitologia greca, è nata una riflessione sul significato simbolico della tessitura dei fili da cui ha preso forma il progetto per questa iniziativa. Il dialogo, tra il mio lavoro e il piatto esposto nel museo, segue tre fili di pensiero, la narrazione, sia per immagini che scritta, l’evocazione della figura femminile e la ceramica nel suo significato più ampio.
Le ceramiche che propongo rappresentano pagine scritte, su ognuna sono impressi brevi testi letterari. Al loro interno si dipanano i due temi che le accomunano, un insieme di linguaggi, voci differenti che raccontano la figura femminile ed elementi ceramici di quotidiana familiarità.
I riferimenti letterari selezionati per questo progetto fanno parte di una mia ricerca bibliografica, iniziata nel 2010, con l’intento di focalizzare il rapporto tra letteratura e ceramica e trarne ispirazione per progetti tematici.
L’opera, che presento per la prima volta, fa parte di un nuovo ciclo di manufatti che, dopo quello dei vasi-libro del 2012, diventa un ulteriore sviluppo di questo mio percorso creativo.
Sappiamo che i fili in realtà sono molti, pertanto invito il visitatore della mostra, che si sofferma a leggere, a suggerirne uno.
Testi citati: A. Ghosh, Le linee d’ombra. Lévi-Strauss, La vasaia gelosa. Rilke-Salomè, Epistolario 1897-1926. M. Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere. G. Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la Felicità.
Biografia
Nata a Pontedera (PI) nel 1975. Diplomata all’Istituto d’Arte F. Russoli di Pisa. Nel 2000 segue il corso professionale della Scuola della Ceramica di Montelupo Fiorentino; per alcuni anni lavora come decoratrice in alcune importanti aziende ceramiche del territorio.
Dal 2003 intraprende un percorso di ricerca nel campo della ceramica contemporanea e del design. Si dedica principalmente alla progettazione e produzione di complementi d’arredo d’interni e oggetti d’uso, prediligendo forme minimali in parallelo ad un accurato studio dei segni grafici e dei cromatismi.
> Veronica Fabozzo (laboratorio)
Martedì 13/07/2021 – 21.00
Fornace del Museo
PRENDERSI CURA DELL’ANIMA, UN DIALOGO FRA NOI E L’ARGILLA
Ci sono pezzi della tradizione ceramica montelupina che parlano di donne, ma dove le donne non sono raffigurate. Pezzi che rimandano ad uno dei ruoli più importanti, naturali e innati del femminile quale l’essere Madre; la ceramica detta “impagliata” rimanda a questo ruolo. A sua volta c’è un pezzo che rappresenta lo stretto legame fra la ceramica e la donna. Questo è un documento iconografico che mostra il lavoro in una fornace vasaria dove, insieme al torniante ed al suo aiutante, viene raffigurata una donna, una Ceramista, intenta ad attaccare l’ansa ad un boccale. Il mio progetto prende spunto proprio da questi soggetti, la Madre e la Ceramista, e va a cogliere l’aspetto della CURA non solo come prendersi cura, come interessamento premuroso, come attenzione alle persone e agli oggetti, ma anche come inquietudine/ sollecitudine e quindi vita e creatività. CURA rientra tra i miti cosmogonici in cui il comun denominatore può essere il seguente incipit “in principio era la Terra, era l’Argilla, era il Fango, era l’Humus”. L’Argilla, come una delle tante forme di Terra, non è un corpo morto, è la “Prima Materia” che contiene l’anima del mondo ed è abitata da uno spirito che ne è la sua vita. È per questo che tenere un pezzo di argilla in mano è come tenere un piccolo mondo che si racconta, è come tenere in mano la stessa materia di cui siamo fatti. Detto questo cosa meglio di “lei” può curare? L’esperienza con l’argilla inizia con il tatto, il primo senso che viene sviluppato fin da bambini e le emozioni che crea vengono dal cuore. Le mani sono le matrici di una comunicazione primordiale che, in contatto con l’argilla, suscitano sensazioni ed emozioni che portano l’essere umano verso un percorso di individuazione, connettendolo con sé stesso e con l’universale. Nel fare ceramica si ha il superamento della separazione tra materia e spirito, si ha la possibilità di andare oltre e ritrovare sé stessi in una società alienata ed alienante. L’argilla diventa un tramite per rivelare i propri sogni tant’è che tra il ceramista e la prima si instaura una relazione che induce ad un sentire meditativo. Grazie alle sue qualità di costruzione e distruzione ci dà la possibilità di costruire e distruggere pezzi del nostro sé, facilitando il cambiamento psichico ed attuando delle vere guarigioni. Per me lavorare l’argilla ha una funzione catartica, mi affido completamente a lei, abbandono parte di me per diventare un tutt’uno con la terra, e così facendo ha inizio una danza che, accompagnata da una musica interiore, genera armonia tra tutti i sensi e il respiro. Questo progetto oltre a raccontare il mio modo di fare ceramica e il rapporto che instauro tutti i giorni con questo elemento primordiale, vuol essere un piccolo viaggio esperenziale verso se stessi, un percorso attraverso la manipolazione di un pezzo di argilla da farsi ad “occhi chiusi” o comunque con lo sguardo lontano dal pezzo stesso . L’argilla sarà quella che ho raccolto, trattato e trasformato manualmente, priva di qualsiasi intervento industriale. L’esperienza si svilupperà in due fasi consecutive non più lunghe di 15 min ciascuna. Inizieremo la manipolazione in silenzio, interrotto solo da alcune mie domande per focalizzare l’attenzione sulle sensazioni che si staranno provando. Risuonerà poi una musica in sottofondo. I brani utilizzati saranno quelli di Emiliano Toso, biologo/musicista italiano che compone la sua musica a 432Hz. L’utilizzo di questi brani non è una scelta casuale, ci sono studi che affermano che questo tipo di frequenza ha un potere riequilibrante sul corpo, è in grado di migliorare lo stato emozionale ed è collegato con il chakra del cuore.
Chi vorrà potrà poi compilare un questionario anonimo che servirà ad approfondire la mia ricerca sull’uso della ceramica come terapia e di quanto e come la musica possa aumentarne i benefici.
Biografia
Fin da quando ero piccola la ceramica ha esercitato su di me un fascino ignoto, le mie mani sono cresciute nell’argilla, ed oggi, quella stessa argilla, è diventata la mia Alchimia. Dopo la Laurea in Scienze Politiche decido di dedicarmi a pieno all’arte della ceramica nell’azienda di famiglia e contemporaneamente intraprendo un percorso personale di formazione psicoanalitica Junghiana. La ceramica diventa così molto più di un lavoro: si fa processo di crescita ed insieme strumento principale della mia arte terapia. Riassumo tutto questo autocitandomi “ l’argilla ha qualcosa di divino, può essere qualunque cosa, è CURA. L’argilla è auto consapevolezza”.
> Giulia Alba Chiara Bono
Martedì 20/07/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
PROTAGONISTE ATTIVE
“Protagoniste Attive” intende rappresentare la figura della donna, non più semplicemente come musa ispiratrice raffigurata nei manufatti dei ceramisti, ma come protagonista appunto attiva del proprio tempo, oltre ad essere rappresentata è anche l’autrice dell’opera stessa.
Infatti, sulle facce dei vasi in terra bianca sono raffigurate artiste che fanno parte del collettivo, immortalate nel proprio studio artistico e nella propria intimità artistica intente a lavorare alle proprie creazioni. Le Artiste si sono autofotografate, le immagini fotografiche elaborate digitalmente in modo da dare l’illusione di apparire come delle illustrazioni rappresentate sulla ceramica, come un classico decoro, ma in realtà essendo io stessa protagonista attiva del mio tempo, decido di utilizzare una tecnica sperimentale, la cianotipia applicata alla ceramica, una tecnica fotosensibile, indubbiamente più contemporanea.
Biografia
Dopo essermi laureata nel 2017 al Biennio Specialistico presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ho seguito dei corsi per specializzarmi nel mondo della ceramica, come corsi di tornioalla scuola di ceramica di Montelupo, corsi di base e specialistici sulla manipolazione della porcellana alla Ceramica & Colors di Faenza, e vari corsi sulla monocottura e la creazione di smalti ed engobbi. Inoltre ho partecipato presentando alcune mie opere a svariate mostre sul territorio toscano, tra cui nel 2018 proprio nel comune di Montelupo, vincendo un concorso indetto per selezionare giovani artisti che hanno avuto la possibilità di esporre una propria opera presso uno spazio sfitto della città stessa. Attualmente lavoro come creativa presso una Cooperativa Sociale, e come operatrice nel laboratorio di ceramica dell’Istituto Gozzini. Lavoro alle mie creazioni nel mio laboratorio prediligendo l’uso della porcellana e della pittura.
> Beatriz Irene Scotti & Paola Ramondini
Martedì 20/07/2021 – 19.00
Museo della Ceramica
IL FILO DELL’ARTE
Protagonista del progetto è la donna, che dialoga, racconta, si confronta. Il filo della “Tessitrice”, figura nel mondo femminile, illustrata sia nella ceramica etrusca, e quella medievale del periodo Arlecchino di Montelupo Fiorentino.
Beatriz Irene Scotti presenta anche la Donna Acquaiola, prendendo spunto da un piatto di Montelupo nella collezione del Museo Stibbert. La donna e l’acqua: “per me la donna è un contenitore che dona la vita, per quello realizzo questa scultura in tecnica raku, vetro e rame smaltato”.
Un dialogo che arriva ai giorni nostri interpretato dalla sensibilità di due amiche, donne artiste ceramiste contemporanee, Beatriz Irene Scotti e Paola Ramondini.
Opera 1: Ritorno della Dea
Artume, della della notte, della luna, della Natura. Un ritorno necessario d’amore per la terra, un percorso obbligato se vogliamo salvare il nostro pianeta da questa assurda corsa verso l’autodistruzione.
Opera vincitrice della Biennale d’arte della Tuscia e dell’Allumiere il “Bucchero”. Museo “Francesco Spallone” di Barbarano Romano VT 2019.
(Tecnica scultura Bucchero)
Opera 2: La tessitrice Etrusca Valelia.
La sua protezione è il telaio. Lei entra dentro il telaio ed è il telaio stesso. La sua forza sono i fili, la sua casa è il telaio. Forte, delicata, dolce e sensibile padrona di tessere parole e pensieri liberi nel suo arazzo e al di fuori di esso. Opera creata appositamente per l’evento di Montelupo Fiorentino. (Tecnica mista Bucchero e Vetrofusione)
Biografia Paola Ramondini
Paola Ramondini è nata a Roma nel ’60. Nasce come pittrice all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Partecipa a varie mostre. Parallelamente si dedica all’insegnamento, nell’area didattica Creativa dell’istituto Salesiano Pio XI di Roma. Notata dallo storico dell’arte G.M. Bonifati, nel 1988 nella personale di pittura alla Galleria 28 di Roma “Omaggio a Vasco Pratolini” con il pieno consenso e presenza del noto scrittore, la inserisce all’interno del suo libro “La scommessa dell’arte”. In un secondo momento trasferendosi nella Tuscia VT si avvicina alla ceramica. Apre il suo studio e scuola Ceramica è fantasia. Partecipa a varie mostre nazionali e internazionali, ricordiamo come Icheon Museum a Seoul, Corea del Sud. 2011 Vince il concorso Nazionale 150 mani collezione a Bruxelles. 2011 vince il concorso indetto dalla Regione Lazio e Bic Lazio, come Impresa di qualità ad alto valore estetico e culturale, riconosciuta Maestra d’Arte. Vince la Biennale d’arte della Tuscia e dell’Allumiere il Bucchero, museo “Francesco Spallone” di Barbaro Romano” VT.
Biografia Beatriz Irene Scotti
Capisco l’arte come l’espressione dell’anima. La mia collezione di opere uniche, fatti a mano, irripetibile, sono l’espressione dei miei stati d’animo, le mie esperienze, i miei sentimenti. Amo ognuno di questi pezzi e spero, per loro, un posto speciale da qualche parte nel mondo.
Nel 2021 festeggio 50 anni come ceramista e 40 anni come insegnante e autrice di libri didattici sulle tecniche della ceramica. Alterno miei periodi di creazione con miei frequenti viaggi all’estero per impartire corsi didattici, anche a livello online. Le tecniche che amo di piú e che mi creano più emozioni sono le ceramiche raku, raku nudo, raku obvara, il decoro della maiolica col vetro, l’impasto egizio e, ultimamente, sto lavorando con gli smalti a base di ceneri vegetali come difesa dell’ambiente. Recentemente ho aggiunto alle tecniche di restauro della ceramica la tecnica di restauro Kintsugi. Adoro lavorare con materiali diversi, per quello aggiungo nelle mie opere di ceramica, vetro e rame. Sono cinque anni che ho aperto il mio studio Spazio Arte Bea-Bis a Montelupo Fiorentino dove realizzo opere in co-working con artisti del luogo , creo le mie opere individuale e imparto lezioni di ceramica per principianti e corsi di specializzazioni.
> Carlotta Fantozzi
Martedì 20/07/2021 – 21.00
Fornace del Museo
LA LUNA NEL POZZO
“La luna nel pozzo sembrava riflessa
ma uscì da quel pozzo a cercare se stessa
che immagine era negli occhi del mondo?
con quale riflesso era fatto il suo manto?
ma il suo desiderio sincero e profondo
la spinse alla fine a librarsi in un canto.
danzando di gioia in un moto rotondo
essendo se stessa e me stessa soltanto.”
L’ispirazione nasce dal pozzo nel quale sono stati ritrovati molti dei reperti ceramici di Montelupo. Il pozzo come rinascita della tradizione ceramica, come connessione con la terra in molti sensi; la Dea Madre, la Natura; e da lì la via per unirsi al Cielo attraverso la Luna riflessa, simbolo del femminile, come in alto, così in basso. È un invito ad uscire dai simboli e fare la propria strada, qualunque essa sia.
Biografia
Disegno e dipingo da quando ho memoria. E non riesco a smettere di cercare, in ambito artistico e non solo. Approdo alla ceramica nel 1999 e finalmente trovo qualcosa che non mi annoia mai. Ma continuo a cercare e sperimentare, mischiando colori e tecniche, stili e materie, seguendo istinto cuore e mente, e poi guardo dove sono.
Visita guidata alla mostra collettiva e diffusa
Sabato 24 luglio ore 19
Performance collettiva, finissage
Martedì 27 luglio ore 19.00
Museo della Ceramica (piazzale)
Info & booking
Gli eventi si terranno, come specificato nel programma, nei seguenti luoghi:
Museo della Ceramica
Piazza Vittorio Veneto 11
Fornace del Museo
Via Giro delle mura, 88
La partecipazione alle visite, incontri e laboratori è gratuita
Posti disponibili per il laboratorio di Veronica Fabozzo: 12
Posti disponibili per gli incontri e visite:
Le visite guidate negli ambienti delle mostre si svolgeranno a gruppi di 8 persone.
Possono essere previsti più turni di visita.
Per gli eventi all’aperto la capienza max è di 25 partecipanti.
Prenotazione obbligatoria per il laboratorio e visite, ammessi partecipanti fino all’esaurimento dei posti a disposizione.
Info & booking
Museo della Ceramica
info@museomontelupo.it
Ph. 0571 1590300