Claudia Losi in Il colore interiore
21 giugno – 28 luglio
Le strade bianche / da Galleria Facto a Prioria di S. Lorenzo
Claudia Losi ha sperimentato la residenza a Montelupo dapprima per il progetto Doppio Circuito, poi per un lavoro espressamente realizzato per Il Colore Interiore. Ha lavorato con Tuscany Art e con Fratelli Bartoloni.

“Avevo in mente da tempo di realizzare, in ceramica, questi ossi. Una sorta di chiusa “monumentale” a Balena Project, percorso iniziato decine di anni fa. Volevo realizzare due mascelle di una balenoptera comune, forse. I riferimenti sono tanti ma in particolare le costole e le mascelle fossili appese alle facciate di alcuni edifici non lontano da Montelupo (per esempio a Lastra Signa, località La Lisca), e alla pratica costruttiva che per migliaia di anni ha caratterizzato la costruzione di ripari e luoghi sacri nel grande nord, dove di legno ce ne era ben poco se non quello portato dalle correnti marine. Materiali d’uso ma anche “strumenti” per creare passaggi metaforici profondi: dal vivente, al sacro. Mi vengono in mente i siti delle Aleutine, delle coste Siberiane verso il Nord America: conficcando la base degli ossi, a terra (un terreno durissimo, quasi perennemente gelato) s’innalzavano varchi, piste immaginative (e un tempo reali) verso l’altro continente.

Queste strutture di calcio diventano materiale costruttivo di uno straordinario portato simbolico. Ma la prossimità, non solo metaforica, dell’argilla col vivente (o meglio con gli elementi del vivente) e la sua struttura base, mi hanno colpito per la sua evidenza. E la possibilità di vedere crescere queste forme, modellate con abilità dal ceramista Luca Vanni e poi riprese personalmente, è stata davvero un dono.”

Losi ci parla anche del progetto Gesti dentro, prodotto con i Fratelli Bartoloni.

“Durante la preparazione della mostra How DO I Imagine Being There (2016) alla Collezione Maramotti, ho chiesto, tra altri oggetti, di potere esporre, nel display generale della mostra, uno scarto di fornace romana ritrovato a Reggio Emilia e conservato presso i Musei Civici della città. Un pezzo bellissimo. Una forma che aveva tenuto memoria di una funzione ma che l’ha persa. Capisci a cosa sarebbero serviti, quei vasi e tazze, ma nello stesso formavano, compenetrati l’uno nell’altro, una nuova forma. Una memoria sciolta, per troppo calore. Una mia opera, Cose che sono cose, sempre in mostra si specchiava questa riflessione sulla perdita di funzione, del tempo e della proiezione di nostre memorie sugli oggetti d’uso.

Coi Fratelli Bartoloni abbiamo provato a collassare i vasi, uno sull’altro, secondo una certa casualità e dando, alla base su cui facevamo cadere i vasi appena torniti, una sua forma specifica. Una volta cotti, lasciata l’argilla bianca come uscita dal forno, siamo intervenuti con vari materiali e smalti all’interno di alcuni dei vasi. Una prima prova dalla quale ho molto appreso. Intendo produrre, con alcune variazioni, altri vasi, altri Gesti dentro, per una prossima mostra.”


Claudia Losi, Piacenza, 1971. Tra le mostre personali recenti ricordiamo Doppio Circuito. Cantieri d’Arte, Design e Artigianato, Auditorium Rogers, Scandicci (FI) (2019); Voce a vento, performance e installazione, Associazione Jazzi, Monte Bulgheria, Salerno; Dove sei? Dove abiti?, installazione permamente, Orticola, presso Scuola dell’Infanzia di Via Savona, Milano (2018); Asking Shelter, Galleria Monica De Cardenas, Milano (2017); How do I imagine being there?, Collezione Maramotti di Reggio Emilia; About Proximity, Weaving & We, Second Hangzhou Triennial of Fiber Art, Hangzhou, China; What My Shape Says, performance commissionata da Marina Rinaldi, Teatro Arsenale, Milano (2016). Nel 2015 Concha de Amor, performance, in occasion of Livorno in Contemporanea, Livorno; I can reach you (from one to many): Bianco-Valente, Claudia Losi e Valerio Rocco Orlando, Associazione Culturale dello Scompiglio, Lucca. Nel 2012 e 2010 ha esposto al La Maréchalerie di Versailles, al Museo MAXXI a Roma e al MAGASIN di Grenoble, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano, alla Royal Academy di Londra. Nel 2008 ha presentato mostre personali al Museo Marino Marini di Firenze, allo Stenersen Museum di Oslo e all’Ikon Gallery di Birmingham. Nel 2007 ha partecipato alla Sharjah Biennial 8 negli Emirati Arabi Uniti. Dal 2004 al 2011 ha sviluppato il progetto Balena Project: il racconto mitico di una balenottera comune realizzata in stoffa di dimensioni reali, che ha viaggiato per il mondo coinvolgendo persone e immaginari ad ogni suo passaggio.

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