All’interno del progetto ll Colore interiore, a cura di Matteo Zauli, che popolerà gli spazi cardine di Cèramica 2019, vedremo molti artisti contemporanei mettersi in gioco e sperimentare la lavorazione della ceramica, sia quando questa non rientra nella loro produzione, sia quando fa parte del linguaggio che li caratterizza.

Uno di questi è Mirco Denicolò, che abbiamo incontrato per una breve intervista. Nato a Cattolica nel 1962, si è diplomato nell’81 presso l’Istituto Statale d’Arte di Pesaro e di Faenza nell’83, ed espone la sua produzione artistica dal 1987. Fin dai primissimi anni del 2000 ha lavorato come ricercatore per l’industria ceramica, ed è attualmente docente di Laboratorio presso l’Isituto Superiore di Industrie Artistiche di Faenza, oltreché insegnante di disegno presso la Scuola comunale di disegno Minardi di Faenza. Negli ultimi anni ha iniziato a convertire le sue opere ceramiche in video d’animazione e libri. Le sue opere sono presenti, oltre che in collezioni pubbliche e private in Italia come all’estero, anche in un’esposizione permanente presso la galleria Terre Rare di Bologna e di GulliArte di Savona.

Denicolò, che sta realizzando nel suo studio faentino un progetto speciale per per la mostra di Montelupo, spiega cosi il lavoro che vedremo in occasione di Cèramica.

“[Mi sono interessato] ad un certo Ripa da Perugia, che ha arricchito un tomo con circa 150 serigrafie che riguardano i modi di rappresentare le passioni, i sentimenti e concetti astratti, ad uso di studiosi, filosofi e artisti. Ho cominciato a studiarlo. Studiarlo [in questo senso] significa che uno prende un libro; prima lo sfoglia, poi lo mette via, poi lo riprende in mano, comincia a rifare delle immagini e un po’ alla volta ci entra dentro. Ci sono entrato dentro e ho prodotto una sessantina di bozzetti; una sessantina di bozzetti che, quando con Matteo Zauli ci siamo trovati per esaminarli, sono risultati essere vicini a due dei temi di questa edizione di Cèramica: uno è il colore. Nei bozzetti sono passato dal bianco e nero alla giustapposizione di bianco, nero e arancio; un arancio molto plastico, forse più volume che colore, ma i tre, bianco, nero e arancio, hanno una dimensione molto intensa. Inoltre le figure risultate dai bozzetti, che ho spogliato un po’ alla volta di tutte le allegorie, e rimaste quindi nude e danzanti, somigliano da morire agli Arlecchini.

Il risultato è in 14 lastre della misura di 25×26 cm, che sto finendo di lavorare in questi giorni. Dal punto di vista ceramico sono molto laboriose. Ognuna chiede molte ore di lavoro, anche se sono piccole. Quando saranno qui formeranno una collezione di Arlecchini. In questi mesi sto anche leggendo Nabokov, e c’è un titolo  che mi affascina molto e che mi piacerebbe forse utilizzare: “Guarda gli Arlecchini”. Ho la sensazione che abbia a che fare, e che non sia lontano, da tutto questo territorio.”

Qual è la tecnica che utilizzi?

“Credo di essere l’unico, che io sappia nel mondo sono l’unico. Si tratta di colori per terze cotture che vengono applicati sullo smalto e poi incisi con una tecnica che sta a metà strada tra la excisione ceramica e l’incisione cartografica. Si lavora per applicazione del colore, sua incisione e cottura, applicazione ulteriore, incisione e cottura, applicazione, incisione e cottura. Con 3 passaggi in successione si ha un approccio che è molto, molto grafico. Io fondamentalmente ho una testa da disegnatore, quindi in ceramica ho sempre, pur avendola lavorata come ricercatore e sviluppatore, teso a ricercare il piacere che ho nella rappresentazione grafica.”

Scopri di più sull’artista:
http://mircodenicolo.blogspot.com/

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